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Diga di Pozzillo

Diga di Pozzillo

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L’impianto

Diga di Pozzillo

La diga si trova nel Comune di Regalbuto (in provincia di Enna) e fa parte del sistema idrico del Salso Simeto, nella parte nord-orientale della Sicilia.

Il sistema è stato realizzato negli anni Cinquanta, utilizzando le acque del fiume Simeto, sbarrato dalla diga Ancipa, e del fiume Salso, sbarrato dalla diga Pozzillo.

La diga ha un'altezza massima di 60 metri e uno sviluppo di 320 metri e sottende un bacino imbrifero di 580 chilometri quadrati: l’invaso, con una capacità complessiva di 120 milioni di metri cubi di acqua, è il più grande bacino artificiale della Sicilia. L’impianto è di proprietà della Regione Siciliana ed è gestito da Enel Green Power.

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Capacità operativa

120 milioni di metri cubi di acqua

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Potenza*

70 MW

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Produzione di energia*

Circa 100 GWh all’anno

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Fabbisogno energetico*

25.000 famiglie all’anno

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Fabbisogno irriguo

60.000 Ha (principalmente agrumeti della Piana di Catania)

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Emissioni di CO2 evitate*

65.000 tonnellate all’anno

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Timeline

Milestone

Impatto sulle comunità locali

L’acqua dell’invaso viene utilizzata principalmente per irrigare circa 60.000 ettari di agrumeti nella Piana di Catania. Ma consente anche, grazie al passaggio nelle centrali idroelettriche di Regalbuto, Contrasto, Paternò e Barca, la produzione di circa 100 GWh di produzione di energia idroelettrica.

Attorno al lago si è sviluppata un'area di bosco costituita essenzialmente da eucalipti, e sono sorte alcune strutture sportive, in particolare per il canottaggio.

L’intervento finanziato dal PNRR

Il bacino imbrifero del fiume Salso, per le sue caratteristiche geologiche e per il suo utilizzo a scopo agricolo, è caratterizzato da un importante trasporto di materiali solidi. Attualmente, nell’invaso sono presenti circa 30 milioni di metri cubi di sedimenti, che hanno ostruito lo scarico di fondo della diga. Per questo motivo, nel 2006 la Direzione Dighe del Ministero delle Infrastrutture ha disposto il dimezzamento della capacità complessiva del serbatoio: dei 120 milioni di metri cubi di volume disponibile, solo 60 milioni di possono essere utilizzati.

Nel 2018 un accordo con Ministero delle Infrastrutture e Regione Siciliana ha affidato a Enel Green Power il compito di individuare e progettare la migliore soluzione tecnica possibile per ripristinare la funzionalità dello scarico di fondo. L’intervento, in corso d’opera, è finanziato totalmente con PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): si tratta di circa 40 milioni di euro della linea di investimento M2C2C4 - I4.1 - Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico. Un milione di euro circa è destinato alla sicurezza.

Il progetto prevede la realizzazione di un nuovo imbocco dello scarico di fondo ad un’altitudine maggiore rispetto a quello originario. Per questo, per la prima volta al mondo, verrà costruita una barriera di O-Piles - pali in acciaio - ingargamati (incastrati) tra loro in maniera tale da formare una barriera impermeabile - che permetterà di realizzare il nuovo imbocco dello scarico di fondo senza svuotare il serbatoio, preservando così l’acqua per la stagione irrigua.

Il progetto è stato appaltato all’impresa Fondamenta SpA. I lavori sono cominciati il 19 febbraio 2024 si concluderanno il 30 giugno 2026.

Nell’ottica dell’economia circolare, i sedimenti rimossi dall’invaso saranno resi disponibili come fertilizzante per usi agricoli. Gli stessi sedimenti saranno oggetto di due progetti per sperimentarne la riutilizzabilità. Il primo, finanziato dalla UE e promosso, tra gli altri, dal CNR e dall’Università Catania, riguarda la trasformazione dei sedimenti in geopolimeri per la realizzazione di piastrelle; il secondo, promosso dalla facoltà di Agraria della Università di Palermo, studierà le proprietà del sedimento per capire qual è la migliore ricollocazione sulla base delle caratteristiche dei terreni.

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